Per curiosità ho cercato su Google la definizione della parola coppia: “Abbinamento di due cose o persone, di solito a determinati fini o in determinate condizioni”.
Da psicologa e per la mia esperienza lavorativa con diverse coppie, ciò che attira la mia attenzione è “in determinate condizioni”, perché le emozioni che vengono provate e suscitate all’interno di un rapporto di coppia sono davvero varie.
Non è possibile, né è mia intenzione, descrivere tutte le tipologie di rapporti; ciò che invece mi preme sottolineare è che ogni relazione ha le sue caratteristiche, che possono essere simili ad altre, ma la differenza la fanno le persone con le loro capacità (o incapacità) di esprimere ciò che provano.
Per questo motivo reputo importante che sia i singoli individui, ma anche le coppie si diano la possibilità di prendere consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie emozioni che portano ad agire in un certo modo.
L’approccio cognitivo-comportamentale aiuta le persone ad identificare i propri schemi mentali che influiscono sul modo di “stare con” qualcuno, come l’ambiente educativo in cui si è cresciuti, giusto per fare un esempio. La percezione che si ha dell’altro potrebbe essere filtrata da convinzioni personali che per diversi motivi creano una comunicazione disfunzionale all’interno della coppia.
L’osservazione delle dinamiche di coppia durante una terapia permette di concentrare l’attenzione sugli aspetti della comunicazione non verbale, cioè il come qualcosa viene detto e non solo il cosa, cercando in seguito delle soluzioni per migliorare la qualità delle interazioni.
La terapia potrebbe anche risultare utile nel caso in cui le persone prendano consapevolezza che la strada migliore possa essere la separazione e tale decisione richiede un supporto per il carico emotivo che la accompagna e/o per riflettere sulle decisioni in merito ai figli.
Concludo che in un mondo digitale dove spesso i social rischiano di mostrare un’idea artificiale dello stare insieme, concordo con il pensiero del giovane poeta e scrittore Jean-Paul Malfatti, il quale scrive:
“Una vita in coppia armonica e concorde non si copia nè si incolla, ma si costruisce con pazienza, perseveranza e, soprattutto, con reciproca comprensione e tolleranza”.
L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è un approccio psicoterapico strutturato che facilita il trattamento sia di eventi traumatici che di esperienze più comuni ma emotivamente stressanti. La terapia EMDR si basa sul modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati e permette di non rimanere bloccati nel passato a causa di piccoli/grandi traumi. Studi scientifici ne dimostrano l’efficacia nel trattamento di depressione, ansia, fobie, lutti e sintomi somatici.
Dicembre 2021: supermercati già pieni di pandori, panettoni, torroni, strade e negozi che iniziano a illuminarsi in ogni angolo, servizi in televisione sui mercatini di Natale, promozioni ed eventi di ogni genere sui social ma soprattutto, amici e parenti che iniziano a parlare di regali, pranzi, cene, aperitivi e merende.
Leggendo tutto questo, come ti senti? Percepisci la gioia di poter vivere di nuovo tutto questo calore o vorresti scappare, non vedere nessuno e l’angoscia ti assale?
Si dice “il mondo è bello perché è vario” e non c’è niente di più vero riguardo a questo particolare periodo dell’anno! Voglio affrontare questo argomento proprio dal punto di vista psicologico in quanto negli anni ho potuto osservare reazioni di vario genere nelle diverse persone che ho accompagnato nei percorsi di psicoterapia.
Chi sta già affrontando un percorso individuale o di coppia, magari con risultati positivi, potrebbe gioire di avere più occasioni per condividere con gli affetti più cari momenti che richiamano ricordi felici, dell’infanzia oppure di nuove relazioni stabilite di recente; un’altra parte di persone invece, proprio in questo periodo dell’anno, rischia di regredire per esempio su precedenti aspetti depressivi per gli stessi motivi, ovvero l’idea di non avere più gli affetti dell’infanzia o, al contrario, di dover passare forzatamente giornate intere con persone di cui interessa poco o con le quali non c’è feeling, solo per fare piacere a mariti, fidanzate, suoceri, ecc…
Per quanti gioiscono, le vacanze natalizie non sono mai sufficienti per vedere tutte le persone desiderate, mentre per chi soffre di solitudine o di “intolleranza alle relazioni” l’intero mese di dicembre può trasformarsi in una sorta di incubo dal quale non si vede l’ora di svegliarsi!!!
Attenzione, non mi sto riferendo solo alla persona che, annoiata dalle chiacchiere per lui/lei inutili, si addormenta sul divano alla fine del pranzo e fino all’ora di andar via, ma anche e soprattutto alle persone che soffrono di disturbi di vario genere che con tanta fatica cercano da sempre di arginare, ma che in questo periodo dell’anno potrebbero esplodere in tutta la loro problematicità, con ciò che ne consegue.
Un aggravante purtroppo anche per questo anno è la situazione dovuta al Covid che influisce sia su quanti attendono entusiasti questo periodo dell’anno, ma dovranno limitare cene e ritrovi, sia sull’umore di chi già reputa tale periodo deprimente e che con le seppur giuste restrizioni per la tutela della salute di tutti, rischia di far soffrire di solitudine molte persone.
Consapevoli che questo può accadere e anche con discreta facilità, la mia riflessione da professionista della salute mentale è di non aspettare il 7 di gennaio per rendersi conto passivamente che anche quest’anno il malessere ha inevitabilmente preso il sopravvento, ma affrontare i propri vissuti già da oggi stesso, per “sopravvivere” alle proprie paure e non farsi troppo del male.
Per chi invece non vede l’ora di iniziare questo mese così particolare dell’anno, buon divertimento!
Bibliografia
Jaworski, M. (2019). Holiday Depression: How to Beat the Holiday Blues. https://www.psycom.net/beat-holiday-depression/
Sansone RA, Sansone LA (2011). The christmas effect on psychopathology. Innov Clin Neurosc; 8:10–3.
Fonte foto: lettoquotidiano.it
Un contadino andava ogni giorno al ruscello con due grossi vasi per raccogliere l’acqua. Uno dei 2 vasi era perfetto, l’altro aveva una crepa e perdeva parte dell’acqua nella strada di ritorno a casa.
Un giorno il vaso rotto disse al contadino: “Sono imperfetto e, a causa del mio difetto, tu fai fatica inutile! Perchè non mi butti via?”
Il contadino sorrise e gli rispose: “Hai notato quanti bellissimi fiori ci sono lungo il sentiero, solo dal lato dove passo con te? E questo grazie a ciò che tu chiami “difetto”!
Morale: anche un vaso rotto ha un suo posto ed una sua funzione!
Finite le feste…è di nuovo un giorno qualsiasi! Ogni giorno è quello giusto per cambiare qualcosa, mettersi in discussione oppure confermare piccole certezze e apprezzare ciò che si ha. L’importante è che la guida sia ciò che si vuole essere e non ciò che altri vogliono si sia!
Dott. ssa Valeria Marangi
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Dott.ssa Valeria Marangi, Psicologa e Psicoterapeuta, iscritta all’Ordine degli Psicologi dal 2008.